Liberty's Ocean {L'Oceano di Liberty}

  1. The Pickwick Papers n°07
    Dicembre 2023

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    Giornalino 2023
    By Liberty il 30 Dec. 2023
     
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    The Pickwick Papers
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    Giornalino del Liberty's Ocean | N° 07 | Mese: Dicembre | Anno: 2023
    Novita' nel circuito?
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    Ultimamente ahimè, vedo sempre meno gente online. E intendo sui forum. Sarò il periodi vacanza, sarà che forse ognuno tende ormai a farsi i fatti suoi, fatto sta, che non ho molte news.
    Il Masters of Florence è lì a vegetare, purtroppo la Quest rinascimentale non è andata, nel senso che non è partita proprio. L'ho cancellata, visto l'inutilizzo, ma ho conservato il testo per il futuro, se ci sarà occasione, così da poterlo utilizzare.
    Ho anche scoperto un forum sul Titanic che da poco è stato preso in gestione, mah vedremo quel che accadrà, sono molto scettica al riguardo.

    Un oceano di novita'!
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    Cosa porta di nuovo questo mese?

    Prima di tutto, sono avvenute le premiazioni per il "Crea Il regalo di Natale Contest Grafico" svoltosi dal 01 al 24 novembre. La vincitrice, anche se a tavolino, è Alita, complimenti!

    Non ci sono quali grosse novità questo mese, anche perchè è stato abbastanza frenetico. Non c'è una grafica prettamente natalizia. Avevo pensato al logo attuale di renderlo tale ma fra una cosa e l0'altra da fare, la zero voglia lo ammetto, e alla fine è scappato il tempo. La musica però è Natalizia! XD

    Ho creato due lotterie, una ordinaria, a tema animali artici, che è il continuo di quella di novembre e una periodica, per Natale, con le famose bottigliette. Per quantro riguarda i contest grafici, magari prendo un po' di pausa, vista la poca affluenza, vedrò.

    Nel frattempo, ho fatto due nuove guide: Lista tipologia di giocatori, riguardante i Gdr, e una Lista migliori film di Natale. Volevo farne una anche per le musiche ma non ce l'ho fatta.

    Sto anche continuando quell'epilogo sul Gdr. Ancora devo pubblicarlo perchè devo rivederlo e rimaneggiarlo. Dovrei anche continuare i tre racconti a episodi, ma sono un po' ferma con le idee su come continuarli.

    Mi sto appassionando al tema sirene, quindi niente niente che prima o poi ciccierà fuori qualcosa. Per la grafica del Blog è un po' presto, ma magari un racconto, un qualcosa di grafico, chissà. Stay tuned.

    Una novità importante invece riguardante il Giornalino è che, se riesco, lo pubblicherò al 30 di ogni mese (a parte febbraio ovvio, che sarà al 28), in modo da rientrare con la pubblicazione smepre con il mese corrispondente e non sforare, come sarebbe nel caso avessi pubblicato questo episodio al 1° di gennaio.

    PhotoPickwick del mese

    La stella Lulu'
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    C'era una volta una bambina innamorata del rosso, una piccola peste sempre allegra e birichina. Un giorno, mentre era a fare spesa con la mamma venne attratta da una minuscola pianta dalle foglie rosse, così piccola che le stava sul palmo della mano.
    Chiese alla mamma che pianta fosse e lei le disse che era una stella di Natale. Decise che quella sarebbe stata la sua pianta e che si sarebbe chiamata Lulù.
    La comprò e quella sera la sistemò sul davanzale della piccola finestra della sua cameretta. Così quando al mattino si alzava e salutava il mondo, oltre a vedere le tegole e i passerotti che venivano a beccare li vicino, poteva riempirsi gli occhi del rosso della sua Lulù.
    Passarono gli anni, quattro per la precisione, e la piccola Lulù fiorì ogni inverno diventando sempre più alta. Tanto alta da non entrare più nella piccola finestra. La bambina dovette così travasarla e metterla in terrazza. Quell'estate Lulù morì. Stare lontana dalla bambina che l'aveva amata e cresciuta per tanti inverni le aveva spezzato il cuore.
    Da allora questa magnifica pianta divenne il simbolo del donare, e dell’amore verso gli altri, e si diffuse rapidamente dappertutto.

    PickwickMusic del mese




    "A Natale tutte le strade conducono a casa."
    Bacio al veleno
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    Dietro al romantico bacio a mezzanotte sotto al vischio per gli innamorati, c'è un ladro invadente!
    Il suo nome è "Viscum album" ed è una pianta emiparassita, ovvero si sviluppa e cresce sulla pianta ospite mediante radici modificate dette austori.
    Questa pianta può essere non gradita da una svariata gamma di alberi, infatti il vischio infesta svariate specie tra cui pioppi, querce, betulle, tigli, salici, olmi, aceri, meli, pini, robinia e più raramente prunus. Tuttavia, non uccide la pianta, ma la utilizza in parte assorbendo acqua e sali minerali e quindi ruba i nutrienti per poter sopravvivere.
    Per gli antichi Celti, il vischio raccolto in un preciso periodo dell'anno e messo in un bacile d'oro era in grado di trasmettere forza e di guarire ogni male. L’immaginario collettivo celtico riteneva che il vischio nascesse là dove era caduta la folgore: simbolo di una discesa della divinità e, dunque, di immortalità e rigenerazione.
    Addirittura, i Celti attribuivano al vischio numerose proprietà curative, pertanto lo immergevano nell’acqua che distribuivano a chi la desiderava per guarire da qualche male o per preservarsi da future malattie o sortilegi.
    Pur essendo una pianta di tradizione pagana, è stata ammessa fra gli ornamenti del periodo natalizio nella Chiesa Anglicana in segno di pace universale. Nella tradizione come sappiamo, se si passa in coppia sotto un rametto di vischio, ci si deve baciare: altrimenti la ragazza non si sposerà entro l'anno successivo.
    Ironia della sorte, l’intera pianta ma soprattutto le sue bacche, i tipi più diffusi di vischio han bacche giallo-biancastre, sono potenzialmente nocive se ingerite.
    Infatti, la leggenda del vischio vede come protagonista Balder, divinità della benevolenza, angosciato a causa dei sogni nei quali vedeva preannunciata la propria morte. Saputolo da lui, suo padre Odino si recò ad Helheim, il mondo dei morti, dove purtroppo scoprì che era già tutto pronto per accogliere Baldr, pur non sapendo come e in quale occasione il dio sarebbe morto.
    La madre di Baldr, nel tentativo di scongiurare un destino ineluttabile, cercò di proteggere il figlio amorevole, e chiese aiuto agli agenti naturali: aria, terra, acqua, fuoco, piante e animali imponendo loro un giuramento universale: nulla avrebbe dovuto mai arrecare danno a Baldr.
    Ciononostante, si dimenticò però di chiedere aiuto al vischio, pianta che non vive né sotto né sopra la terra , ritenuta troppo debole per fare del male.
    Da allora gli dei cominciarono un gioco che ripetono ogni giorno al loro consesso: formarono un cerchio intorno a Baldr lanciandogli contro qualunque oggetto poiché nulla poteva più nuocergli.
    Loki, dio dell'astuzia ed dell'inganno, non gradendo quella scena ripetitiva, sotto mentite spoglie chiese a Frigg quale pianta non avesse giurato. Così la dea, rivelò che il vischio non aveva giurato. Il dio dell'inganno a quel punto ne approfittò utilizzando la pianta per fabbricare un’arma appuntita, una freccia, da scagliare contro Balder per ucciderlo.
    Tornato a consesso, Loki si avvicinò a Hǫðr, fratello di Baldr. Essendo cieco, Hǫðr non poteva partecipare al gioco, e Loki, ingannandolo pure Hǫðr di volerlo aiutare a divertirsi come tutti gli altri e di accontentare il fratello, gli mise in mano il vischio e lo guidò nel lancio. Il vischio volò verso Baldr uccidendolo sul colpo, lasciando gli altri dei attoniti.
    Si tenne dunque il funerale di Baldr, a cui parteciparono tutte le creature del mondo a testimonianza di quanto il dio fosse amato. Tutti piansero quella morte, sia il mondo naturale che la madre Frigg,
    Hermóðr, figlio di Odino e fratello di Baldr, cavalcò verso Hel, dea degli inferi, nella speranza di far rendere al mondo Baldr. La regina degli inferi, tuttavia, pose una condizione: tutti gli esseri della terra, vivi o morti, avrebbero dovuto piangere dimostrando così il dolore universale per la morte di Baldr. Tutti piansero il dio trapassato, tranne la gigantessa Þǫkk. Trovata in una caverna e forse Loki sotto mentite spoglie, la gigantessa si rifiutò di prendere parte al cordoglio cosmico, condannando per sempre Baldr alla morte.
    Un'altra versione che ho trovato in giro in internet (quindi prendetela con le pinze), dice che le lacrime della madre di Baldr (anche se indicano erroneamente come Freya) cadendo sul vischio, trasformarono le bacche rosse in bacche bianche. Quelle bacche candide riportarono magicamente in vita Balder. Da quel giorno, la dea baciò tutti coloro che passavano sotto la pianta di vischio come segno di ringraziamento, promettendo pace e amore.
    È per questo che baciarsi sotto il vischio è diventata una tradizione, infatti il gesto di Freya simboleggia amore che sconfigge la morte e dona pace e serenità: quello che si augurano due persone baciandosi, oltre che, in una concezione cristiana, come protezione da streghe e demoni. Oggi, il bacio sotto il vischio augura un nuovo anno ricco di amore e serenità.
    Alla natura parassita di questa pianta Giovanni Pascoli dedicò una poesia, intitolata Il vischio.

    Viscum album

    Albero del Solstizio

    LUCI E RISCHIO
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    Bello l'albero con le lucine, ma da dove arriva la famosa tradizione dell'albero da addobbare con luci e decori di vario tipo?
    Sono molto antiche le origini dove è protagonista il famoso abete del Solstizio d'inverno.
    Il Natale presso i popoli antichi non è il Natale che viviamo noi ai giorni d'oggi, aveva anche un significato diverso.
    I popoli antichi bruciavano il legno dell'Albero del Solstizio, il fuoco simboleggiava il propiziare dell'avvenuta del Sole. E così, accedendo un fuoco e bruciando il simbolo del Dio stesso, lo "tiravano" giù per far sì che avessero ogni tipo di benedizioni.
    Per i Celti, nei 12 giorni di Yule veniva scelto e decorato un albero sempreverde, simbolo della vita che non soccombe all'oscurità e all'inverno. Tenerlo in casa garantiva prosperità alla famiglia per l'anno avvenire. Per adornarlo si usavano frutta secca, legata alla rinascita, e candele, sempre associate al ritorno alla luce. Erano una sorta di offerte in favore di Madre Natura.
    Col tempo, l'abete divenne l'albero ideale per Yule, poiché non solo pianta sempreverde, ma associata alle divinità maschili della fertilità. Alla fine dei 12 giorni, l'albero veniva infine bruciato con un falò.
    Addobbare oggi l’albero di Natale con le luci, accendendolo di mille riflessi, ricorda il rituale del grande falò dell’abete, che spesso si prolungava fino all'attuale festa della Befana. In alcune popolazioni europee, con il fuoco dell’abete, si bruciava simbolicamente le negatività del passato, e le streghe leggevano nel fuoco i presagi per il futuro.
    La tradizione dell’albero come la intendiamo noi ora, prese piede in Italia solo nel 1800, quando la regina Margherita di Savoia, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, l'allora dimora della famiglia reale. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo.
    Molte leggende cristiane sono poi nate nel tempo attorno all'albero di Natale, come quella americana che racconta di un bambino che si era perso in un bosco alla vigilia di Natale si addormentò sotto un abete. Per proteggerlo dal freddo, l’abete si piegò fino a racchiudere il bambino tra i suoi rami. La mattina i compaesani trovarono il bambino che dormiva tranquillo sotto l’abete, tutto ricoperto da cristalli che luccicavano alla luce del sole. In ricordo di quell'episodio accaduto, cominciarono a decorare l’albero di Natale.
    Ma i nostri alberi di Natale sono sempre stati illuminati? La risposta è no! O meglio si illuminavano sì, in modo diverso.
    Prima delle luci elettriche, per gli alberi si utilizzavano le candele, e quindi va da se quanto fosse pericoloso questo metodo.
    Fu un amico e collaboratore di Thomas Edison a pensare ad una soluzione alternativa: era Edward Hibberd Johnson, vicepresidente della Edison Electric Light Company.
    Nel 1882, Johnson fu il primo a mettere insieme una serie di luce elettriche sul proprio albero, soltanto tre anni dopo l'invenzione della lampadina.
    Con pazienza, collegò a mano 80 lampadine rosse, bianche e blu attorno all'albero, il quale, con un sistema di movimentazione lo faceva pure ruotare su se stesso.
    Due anni dopo, nel 1884, Johnson ottenne l'attenzione del New York Times, comparendo sul famoso giornale con un albero a 120 lampadine elettriche colorate ma ancora l'albero con le luci non divenne ancora popolare. Ma ci volle ancora del tempo.
    Ben undici anni dopo, solo nel 1895, l'allora presidente americano Groover Cleveland, chiese un albero di Natale per la casa Bianca, che venisse illuminato da centinaia di lampadine di svariati colori.
    Fu in quell'occasione che il grande pubblico venne a conoscenza per la prima volta dell'idea di Johnson.




    "Niente si sposa meglio con il freddo dell'oscurità!"
    La scienza della neve
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    I fiocchi di neve, o per essere precisi, cristalli di neve, è un tipo di precipitazione atmosferica nella forma di acqua ghiacciata cristallina.
    La neve è formata da una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio creato da piccole parti grezze, è un materiale granulare.
    All'occhio umano, la neve appare bianca, perchè? Anche se è composta da cristallini di ghiaccio trasparenti come l'acqua, essa appare bianca perché ogni raggio di luce che attraversa un cristallo di neve viene leggermente riflesso; così, di cristallo in cristallo, la luce continua a essere riflessa e deviata fino a riemergere in una direzione casuale.
    Per cui, il raggio di luce che perviene all'occhio è una somma di tutta la luce che è emessa in quella direzione, ed è composta dalla somma di tutti i colori dello spettro, dato che i cristallini di ghiaccio non assorbono alcun colore. Ai nostri occhi arrivano quindi tutti i colori di partenza, e di conseguenza percepiamo il colore bianco, che ne è la somma.
    La neve, si forma dal vapore acqueo contenuto da una nube, e quando le temperature arrivano o scendono sotto lo zero, l'acqua inizia a brinare passando da gas a solido, attorno a piccole particelle di polvere. A quel punto, si forma un prisma, di solito aventi di base esagonale e spesso anche una geometria frattale, ma ognuno di tipo diverso e spesso aggregati tra loro in maniera casuale a formare fiocchi di neve.
    La neve scende o sale dalla nube e quindi altro vapore acqueo brina attorno al cristallo che aumenta le dimensione. Proprio attorno ai bracci o spigoli, creando altre forme esagonali o forme ramificate che noi chiamiamo fiocco di neve.
    Quando il fiocco è troppo grande, entra in gioco la gravità e il fiocco cade.
    I fiocchi sono quindi simmetrici sì, ma mai uguali, per via delle condizione alla creazione o dal viaggio che fanno, dall'umidità e soprattutto dalle temperature che trovano.
    Sono queste piccole differenze che fanno sì che ogni fiocco siano simmetrico e allo stesso tempo non ci siano due cristalli di neve identici uno dall'altro.
    Secondo il Guinness dei primati, il fiocco di neve più grande mai osservato e riferito ai media è stato di 38 cm di larghezza e 12 cm di spessore, caduto nel Montana nel gennaio 1887.

    Dite Cheese?

    Le terre nulllius
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    Le Svalbard sono delle isole non incorporate ma istituzionalmente facenti parte della Norvegia, in realtà, sono le terre abitate più a nord del pianeta Terra, in gran parte coperte da ghiacci con la temperatura media annuale inferiore a zero gradi Celsius. Infatti, Svalbard significa "costa fredda".
    Per millenni, le Svalbard sono state prive di presenza umana, per diverso tempo sono state dichiarate terra di nessuno e quindi scacco di vari saccheggi di tipo faunistico ed ambientale.
    Oggi invece, questo arcipelago di sole così a nord, è un patrimonio ambientale inestimabile.
    Scoperte solo 400 anni fa, nel 1194, seppure la data non sia certa, gli scandinavi furono i primi scopritori di questo luogo impervio.
    Solo nel 1596 ci fu la scoperta ufficiale delle Svalbard grazie all'esploratore olandese William Berentsz che stava cercando il passaggio a nord-est per la Cina e le identificò come come "terre nullius", ovvero come terre che non appartengono a nessuno. Solo nel 1920 vennero riconosciute come territorio norvegese.
    Nei secoli successivi, l'arcipelago è stato vittima di un feroce saccheggio di risorse e difatti dal 1600 al 1800 di queste terre ci fu una grande caccia dapprima ai trichechi, riducendo all'estinzione una specifica specie e poi alle alle balene, per estrarne carne e grasso e le ossa, le cosiddette stecche di balena. La caccia continuò finchè le balene della Groenlandia quasi sparirono dalla circolazione. Oggi non sono più in via d'estinzione, in quanto la popolazione è in aumento, ma è chiaramente una specie protetta.
    Dal 1700 in poi, esaurite le risorse del mare, si passò a quelle terrene, con la caccia a orsi, volpi, ma anche trichechi per le loro zanne, pellicce o grasso. Solo nel 1952 in Norvegia la caccia ai trichechi venne abolita, mentre per gli orsi polari si dovrà aspettare il 1973.
    oggi, il mare è abitato da foche, trichechi, balene, beluga, orche e narvali per un totale di 19 specie di mammiferi marini. Le volpi artiche, l'orso polare e la piccola renna delle Svalbard popolano invece il territorio.
    Purtroppo, nelle Svalbard rimane possibile uccidere per legittima difesa ed è d'obbligo andare in giro con un fucile. Specifico che non servono per fortuna per andare in giro a cacciare o uccidere da quanto ho letto, ma solo spaventare. Anche le guide come i residenti, ne sono provvisti.
    Con la rivoluzione industriale e la scoperta del carbone, alla fine del 1800 ecco che anche sulle Svalbard si cominciò a sfruttare le risorse minerarie di queste isole, e attorno alle miniere cominciarono a crearsi i primi insediamenti abitati, chiamati company town, poiché gestite in tutto dalla compagnia mineraria. Questo, fino agli anni 80' del 1900.
    Nel 1928, vicino alle isole, ci fu un avvenimento italiano degno di nota: l'esploratore italiano Umberto Nobile e la ciurma del dirigibile Italia, si schiantarono sul pack ghiacciato della costa dell'Isola di Foyn; il successivo tentativo di recupero dei superstiti fece avere alle Svalbard una certa notorietà presso la stampa internazionale, che però durò per breve tempo.
    Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, tutti gli insediamenti norvegesi e sovietici sulle Svalbard vennero evacuati e i tedeschi vi si insediarono con un avamposto meteorologico, sebbene una piccola guarnigione norvegese fosse mantenuta a Spitsbergen. La Russia volle metterci mano fino a che La Norvegia entrò nella Nato.
    Oggi, le Svabald sono ricche di miniere abbandonate, città fantasma, leggende, ma anche un gran numero di turisti e attività scientifiche. Ci vivono appena 2600 persone, diventando da terre di nessuno a terre di tutti.
    Ma non è facile vivere nel Finnmark, dove durante la notte polare ci sono quattro mesi di buio e durante il sole di mezzanotte quattro mesi di luce.
    Molte persone si trasferiscono in questo luogo per lavoro, con un flusso di varie nazionalità attorno alle 3.000 anime, tuttavia non si può nascere alle Svalbald. Infatti, è preferibile a tre settimane dal parto, che le gestanti si trasferiscano nel continente, non essendoci nell'ospedale della città principale, un reparto di ostetricia. L'ultima persona nata in questo luogo remoto risale al 1966. C'è però un asilo e una scuola elementare.
    Non si può neanche morire, in quanto chi è malato o morente è invitato caldamente a farlo sulla terra ferma. Questo a causa del permafrost, terreno gelido dove i corpi nella terra non si decompongono e possono risalire grazie al movimento dato dai cicli di congelamento e scongelamento del terreno. Questi cadaveri intatti, possono inoltre essere veicoli di malattie, batteri o virus che nel ghiaccio si mantengono attivi e potenzialmente letali.
    Ci sono cimiteri? certo che si, uno, risalente al 1918, ma ha smesso di accogliere salme dal 1950 per paura che i corpi potessero ancora contenere tracce della febbre spagnola. Da allora, chiunque chiunque doveva essere portato a morire fuori dalle Svalbald.
    Negli anni, grazie alla cremazione si è trovato il problema grazie alle urne cinerarie, ma nel 2017 il cimitero è stato nuovamente chiuso. Nel 2022 dovrebbe esser stato aperto un nuovo cimitero vicino alla chiesa.
    In queste terre dove le renne muoiono di fame (no, non mi soffermerò), le isole non sono un paese fatto per i gatti, infatti dal 1990 nessun gatto poteva entrare nell'arcipelago per proteggere la fauna selvatica.
    Ciononostante, di nuovo i russi, per aggirare questa regola, portarono Kesha, un bellissimo pelosone rosso e bianco, lo registrarono come volpe e fu adottato da una famiglia dei minatori. Purtroppo, Kesha ha raggiunto il Ponte dell'Arcobaleno nel febbraio 2021, dopo una lunga vita, e da allora non ci sono gatti nelle Svalbald!
    Questo luogo impervio, dove non si può nascere ne morire, dove i gatti sono vietati e l'uomo è solo ospite a rischio, esiste una banca dei semi. Si chiama Global Seed Vault, ed è una struttura in calcestruzzo molto resistente incastonata tra la montagna coperta dal permafrost.
    Contiene oltre un milione di sementi proveniente da ogni parte del mondo, questo per preservare ogni semenza come patrimonio mondiale botanico, proprio grazie alle temperature fredde.




    "Più che a ogni altra cosa Firenze somiglia a un sogno."
    C'era una volta Firenze
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    Eccoci alla terza edizione della rubrica!
    Come nuovo appuntamento con la storia di Firenze, stavolta ho pensato di staccare un po' dalle lunghe e magari noiose genealogie mediche. Inoltre, visto che questo è il numero di Dicembre, ho preferito raccontare qualcosa riguardo al Natale in epoca rinascimentale e qualche chicca a tema.
    Dunque, durante la giornata del 24 Dicembre, durante la vigilia di Natale era tipica usanza fiorentina, quella di bruciare nel camino un grosso ceppo, spesso di quercia oppure d'olivo, le cui faville che salivano in alto, erano interpretate come auspici di sorte.
    Inoltre, ai fiorentini piaceva chiamare "ceppo" quello che era inteso come dono o regalo. Per cui, venivano fatti preparare dalle famiglie più in vista e ricche di Firenze, alcuni ceppi portadoni, che contenevano al loro interno dolci e frutta, ornati con pigne dorate, ramoscelli d’abete, fiori di carta colorata e candeline. Questi ceppi, erano poi da donare alle famiglie più povere. C'era chi amava crearli da sè in casa, o chi invece, si avvaleva dell'aiuto di qualche venditore ambulante, sotto la loggia del Mercato Nuovo.
    Venivano preparate anche varie statuine in gesso o maiolica, sotto la guida del giovane Leonardo Da Vinci e di Andrea della Robbia, che si potevano sistemare nei presepi domestici, scambiandosi poi le statuine come regali da sistemare nel presepe, inventato qualche secolo prima da Francesco d'Assisi e all'epoca rinascimentale, ampliamente diffuso. Quelle più ambite erano quelle a forma di angelo, che erano solitamente i più complessi e costosi. Mentre un presepe a grandezza naturale, veniva allestito all’interno di Santa Maria del Fiore, e all’esterno, un grande agrifoglio, veniva riccamente decorato, sotto la supervisione di Sandro Botticelli, che lo adornava con piccole riproduzioni degli stemma delle famiglie nobili di Firenze.
    La sera del 24 dicembre, allegre e chiassose compagnie, al suono di trombe e liuti, intonavano canzoni e filastrocche. Un gruppetto di ragazzini intonava quella che era chiamata Cicalata, risuonando e dando allegria ai passanti. E la musica? naturalmente non erano le stesse melodie natalizie di oggi, però una particolarmente allegra era Danza dei Pastori.
    Il motivo principale per festeggiare il Natale era celebrare la nascita di Gesù Cristo. Ci si aspettava che tutti si recassero in chiesa. Quelle locali si impegnavano molto per preparare una messa degna dell’occasione. Si accendevano candele e splendenti pale d’altare dorate venivano esposte solo in questo giorno speciale. Il coro aggiungeva al repertorio brani e dialoghi dinamici noti come tropi. Da questa usanza si sviluppò la tradizione di impiegare singoli oratori o attori per recitare scene tratte dalla storia della Natività. Col tempo, la natività natalizia divenne un vero brano teatrale da recitare con costumi e animali vivi.
    E le melodie natalizie a noi conosciute?
    L'ave Maria fu spesso musicata (con notevoli varianti nell'ultima parte del testo) sia come mottetto polifonico, un brano molto diverso da come lo conosciamo noi al giorno d'oggi.
    Un altro brano è Angelus ad Virginem, un canto di natale medievale di autor e anonimo, scritto in latino che parla dell'Annunciazione a Maria. Da lùmbarda, assomiglia vagamente al brano Piva piva, un noto stornello natalizio con la cornamusa.
    O Tannenbaum, in italiano Oh albero, è una famosa melodia natalizia cinquecentesca tedesca, ma forse di origine medievale, canbtata ovviamente come coro.
    E il cibo? Non ho trovato piatti tipici natalizi, solo rinascimentali. Veniva messo su una tavolata a parte durante le cene, con tutte per pietanze.
    Si usava molto preparare una torta salata, chiamato Herbolata de maio fatta di pasta sfoglia con bietola, formaggio fresco, maggiorana, salvia, menta, prezzemolo, burro, zenzero. Il sapore era molto intenso. Anche le uova ripiene con formaggio accompagnavano gli antipasti.
    Con primo leggero c'erano le minestre di brodo di carne ed erbe aromatiche.
    Il piatto principale nel Rinascimento, poteva essere carne o pesce. A proposito del pesce, si usava lo storione lessato in vino e aceto da mettere sul pane fatto in casa, usato come piatto. Per la carne, non mancava però il popolarissimo papero alla melarancia (arancia), fatto al fuoco vivo e con fegatini abbrustoliti.
    E poi tanti formaggi, frutta fresca e secca, i pasteri fatti di frutta, lo zibibbo (uva passa) e datteri fritti, frittelle di fichi e pome (mele), pani dolci o salati fatti in casa a forma di foglie od animali.
    Per quanto riguarda le uova, c'erano piatti chiamati “frictellate” o “afrittellate” fiorentine, ma c'era anche la versione “afrittellate” piene, che consisteva nell'appallottolare le uova nei loro albumi mentre friggevano in padella, ma anche di privarle, con mano ferma, del tuorlo attraverso un buchetto laterale, introducendovi un ripieno di formaggio grattugiato, prezzemolo, menta, uvette e pepe amalgamato con uno o due rossi d’uovo stessi. La presenza dell’uva passa e l’aggiunta finale di succo d’arancia o di agresto e di zenzero confermavano il gusto dell’epoca per i sapori agrodolci. Era servito con fette d arancia accanto e accompagnato con fegatini arrostiti, arance e cipolle dolci caramellate sopra.
    Come dessert, potevano esserci i pastelli o, in lombardo, “pasteri”, ovvero delle torte salate vegetariane di solito ripiene di frutta e zucchero, con frutta secca come uvetta, mele e prugne.
    Lo zabaglione, introdotto nel '500, con il panettone, era tipico anche nel Rinascimento ma più come una focaccia bassa con uva sultanina. Quello del cuoco alla corte di Ludovico il moro, era un dolce che, dopo averlo fatto bruciare per errore, venne aggiunto un po' di farina, burro, uova, della scorza di cedro e appunto l'uvetta.
    Dal '500 non mancava nemmeno la neve di latte, ovvero panna montata, spesso con zucchero ed aromi vari, molto simile alla odierna crema chantilly, sebbene quest'ultima sia attribuita un secolo più tardi al pasticciere François Vatel.
    Andavano molto anche i ricciarelli, dolcetti a base di pasta di mandorle, anticamente chiamati marzapanetti, forse i più famosi dolcetti di Natale toscani, la cui abilità era quella di riprodurre la forma di varie foglie invernali. E infine le copate, una specie di croccanti racchiusi tra due ostie.

    Se siete interessati a conoscere belle altre curiosità sulla città di Firenze, vi rimando alla rubrica: Piccole curiosità su Firenze di Dicembre, del Il Giornalino de Il Salotto.

    Il giorno piu' corto
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    Quest'anno, nel 2023, il Solstizio d’inverno, cade il 22 dicembre, dando il via in modo ufficiale all'inverno e segnandolo come giorno più corto e notte più lunga dell'anno.
    Il termine solstizio deriva dalla parola latina "solstitium", ed è composto da "sol", che vuol dire sole e "sistere", che significa fermarsi, poiché nei giorni attorno al solstizio il sole sembra tramontare sempre nello stesso punto.
    Quindi, al contrario di quanto si sente in giro, tra superstizioni e tradizioni, il giorno più corto (e la notte più lunga) non è quello di Santa Lucia, il 13 dicembre, ma è sempre il giorno del solstizio d'inverno!
    In teoria, quello di Santa Lucia è quando sia il giorno e la notte si equivalgono, il sole tramonta prima del 21 dicembre, ma anche l'alba giunge in anticipo e dunque le ore di luce rimangono superiori a quelle del solstizio.
    Inoltre, fino a cinque secoli fa, Santa Lucia cadeva proprio in corrispondenza del solstizio d'inverno. A partire dal 1582, tuttavia, entrò in vigore il calendario gregoriano usato ancora oggi, voluto da papa Gregorio XIII, per cancellare le differenze tra il calendario civile e quello solare detto anche giuliano, in onore di Giulio Cesare.

    Ringraziamenti
    Con questo piccolo spazio ringrazio tutti di aver letto. I testi sono stati scritti di mio pugno, con il piccolo ausilio di qualche sito di rilevanza per gli aspetti più tecnici e l'onere della veridicità:
    https://it.wikipedia.org/
    www.geopop.it/
    www.today.it/
    www.stile.it/
    www.viaggiarelibera.com/
    www.ilgiardinodeilibri.it/
    https://sursumcordadanze.blogspot.com/

    Per le icon categorie si ringrazia:
    www.iconarchive.com/
    Per le fotografie si ringrazia:
    www.google.it/

    Vuoi contattare la Direttrice per i prossimi argomenti? Lo puoi fare QUI nel topic.
    Se ti interessa potremo parlarne insieme e avrai i tuoi ringraziamenti nel prossimo episodio!

    Piccolo spazio pubblicita'



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    Edited by Liberty - 30/3/2024, 21:04
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    Il Salotto 2.0
    カルロッタ

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    Eccomi a leggere il giornalino :D.
    Si, anche io ammetto che sono sparita, mi sono persa nei meandri dei forum e dagli impegni quotidiani che mi hanno portato a stare al pc ma a non metterci particolarmente la testa :(.
    Bella la storia della stella di Natale, come anche quella del vischio e delle luci, non le avevo mai sentite :D.
    Ecco non sapevo neanche dell'usanza del 24 Dicembre a Firenze e perchè si dica "ceppo", o meglio so cos'è ma non pensavo che si usasse anche per riferirsi ad i doni. Ecco i ricciarelli non mi sono mai piaciuti ma di solito per Natale in casa li abbiamo sempre avuti, ma il resto dei dolci e non, non li ho mai mangiati.
     
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    Ciaauu, eccoti!
    Tranquilla, ognuno ha i propri impegni ^^

    Si cercavo qualcosa sulla stella di Natale e invece della solita spiegazione, ho messo solo la storiella perchè mi pareva molto carina e originale. Quella dell'albero è giunta nuova anche a me mentre quella del vischio sapevo qualcosa perchè mi piace raccogliere nozioni celtiche. Invece la storiella di Baldr sono andata proprio a cercarla perchè quella che sapevo io era errata.
    Mi fa piacere che ti sia piaciuto, avevo fatto una ricerca qualche annetto fa per una quest Natalizia, una rinascimentale proprio ambientata nel Rinascimento, e una invece ai giorni nostri ma con tutti i cibi di quella volta quindi mi sono state utili queste cose che sapevo, e aggiornarle/rinvigorirle con vari aneddoti.
    In effetti l'uso della parola ceppo è molto particolare! Idem, cose mai assaggiate ma tipo l'herbolata mi attrae molto. Ho visto anche delle foto e sembra un po' una frittata di spinaci ^^
     
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    Mika|Aisha

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    Oddio ma che bello il giornalino *-* E' proprio stupendo!

    Riguardo il circuito effettivamente è vero, purtroppo temo che i forum stiano morendo, anche se alcuni gdr noto che hanno un sacco di utenti ma come fanno? xD Mistero proprio.

    Mi è dispiaciuto invece per forum rinascimentale T_T

    La photopickwick è davvero bella!

    Bellissima la storia della Stella Lulù T-T Ma anche triste.

    Avendo cambiato pc e con photoshop con tutte le cose da aggiornare come i font (help T_T) e in Germania che non posso caricare niente su piattaforme come igur non ho potuto partecipare ai contest grafici T_T

    Molto bella anche la storia sull'albero di Natale... quella che culla il piccolo è davvero tenera!
    Le curiosità natalizie fiorentine sono davvero interessanti**
     
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    Ciao Vane grazie!

    Non so dipende anche da che argomento sono, per esempio quelli su Harry Potter come gdr in linea di massima vanno sempre al contrario di quelli di nicchia che se su un particolare argomento poi va a sfumarsi l'interesse. Eh purtroppo per quello rinascimentale è andata così, lo tengo per ora giusto perchè mi spiace, ma nell'effettivo è solo lì a fare muffa. Tra l'altro ho ancora il sito originale da cui deriva.

    Grazie! Si sono piccole chicche, contenta che siano piaciute ^^ Se vuoi puoi sfogliare anche i numeri precedenti, sono aperti ^^
     
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    Mika|Aisha

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    Siii li leggerò volentieri!!

    Ma attualmente giochi nel sito originale?
     
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    Quando vuoi ^^

    E' giusto per tenere il sito attivo
     
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6 replies since 30/12/2023, 00:30   55 views
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